Nato a Beijing, Cina, nel 1957
Vive e lavora a Cambridge
Artista, architetto, designer, filmmaker, curatore e attivista, Ai Weiwei è l’artista cinese più famoso nel mondo. È noto per le sue posizioni apertamente ostili nei confronti del governo cinese: dalle critiche alla corruzione che s’infiltra nella gestione delle opere pubbliche alla denuncia dell’arresto di numerosi blogger, scrittori e avvocati impegnati nella difesa dei diritti civili fino alle campagne a favore dei bambini avvelenati dal latte alla melanina e dei poveri senza dimora. La denuncia della censura del governo sul terremoto nello Sichuan ha portato alla chiusura del suo blog che era arrivato ad avere 17 milioni di visite e centomila contatti giornalieri. Arrestato a sua volta nel 2011 è stato detenuto in carcere per ottantuno giorni, con conseguente ritiro del passaporto. Attraverso Twitter e superando le barriere della censura ha promosso grandi “banchetti” spontanei nelle città di provincia, momenti partecipativi di convivialità e aggregazione.
Ai Weiwei abbatte le barriere tra arte e vita: la vita dei singoli e delle comunità, il lavoro, la libertà personale, e non ultima la sua stessa esistenza si fanno esperienza artistica, cristallizzandosi in opere potentissime dal punto di vista estetico. Le sue grandi installazioni, che guardano alle intuizioni di Duchamp e alle accumulazioni di Arman, così come le sue sculture e le performance, parlano della Cina, dell’omologazione e del controllo imposto ai suoi abitanti, suggeriscono un dialogo serrato tra la contemporaneità e le tradizioni.
Come estremo segno di protesta Weiwei è arrivato a impiegare e deturpare – fino alla distruzione – antichi reperti dell’archeologia cinese: in Coca-Cola Vase (1997) dipinge il logo della multinazionale americana su un’urna fittile del neolitico, in Dust to Dust (1998) riempie trenta barattoli di vetro da cucina con i resti polverizzati di ceramiche cinesi dell’età della pietra; l’installazione Sunflower Seeds alla Tate Modern (2010) era una distesa di milioni di frammenti di piatti di porcellana dipinti a mano da 1600 artigiani. Con un approccio diverso ma votato sempre all’accumulo, in Forever bicycles (2011) crea una monumentale installazione con quello che è stato il mezzo di trasporto tipico della società cinese, la bicicletta; Bang (Biennale di Venezia, 2013) ripropone l’idea questa volta con il celebre sgabello in legno a tre gambe, altro oggetto simbolico della Cina comunista. Suggestiva anche la serie di installazioni realizzate nell’ex penitenziario di Alcatraz (2014), come Trace, Stay Tuned e Illimination, incentrate sul tema della prigionia, dell’omologazione e sui concetti di coscienza e identità.

Per non dimenticare le quasi 70.000 vittime accertate del terremoto che sconvolse il Sichuan nel 2008 Weiwei ha realizzato una serie di opere-memoria come Snake Bag (2008), formato da trecentosessanta zaini (raccolti dallo stesso artista nei luoghi del disastro) cuciti a formare un serpente, che ricorda i quasi seimila bambini morti nel crollo delle scuole e degli ospedali collassati a causa dei materiali scadenti utilizzati dal governo cinese; oppure Rebar and Case (2014), costituita da contenitori in pregiato legno huali con sopra riproduzioni in marmo bianco dei tondini in ferro rinvenuti contorti tra le macerie.
Reframe (2016) è costituito ventidue grandi gommoni di salvataggio arancioni ancorati alle finestre di Palazzo Strozzi: il lavoro arriva a parassitare due facciate del prestigioso edificio rinascimentale e rimane un progetto attualissimo che ricorda i profughi che ogni giorno rischiano la vita per arrivare in Europa attraversando il Mediterraneo – e i profughi in ogni parte del mondo. Ancora una volta accumulo, serialità e scala architettonica, oltre ai ricorrenti riferimenti alla simbologia e alla storia cinese, sono centrali nel lavoro dell’artista.

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Figlio del poeta Ai Qing, Ai Weiwei è nato a Beijing nel 1957. Si è diplomato all’Accademia del Cinema, per poi dedicarsi successivamente alla pittura. Negli anni Settanta è stato cofondatore del gruppo artistico Stars. Nel 1981 si trasferisce negli Stati Uniti dove frequenta la Parsons School For Design e l’Art Students League di New York. Nel 1993 torna in Cina per assistere il padre ammalato. Collabora alla realizzazione dell’East Village di Pechino, una comunità di artisti d’avanguardia e nel 1997 è cofondatore e direttore artistico dell’Archivio delle arti cinesi. Nel 1999 inizia ad occuparsi di architettura e in collaborazione con gli architetti svizzeri Herzog & de Meuron vince il concorso per il progetto dello Stadio nazionale di Pechino e per il padiglione della Serpentine Gallery di Londra. Tra le principali mostre personali degli ultimi anni si ricordano Raiz al CCBB di Belo Horizonte, al Museu Oscar Niemeyer di Curitiba e al CCBB di Rio de Janeiro (2019), Bare Life al Mildred Lane Kemper Art Museum di St. Louis (2019), Ai Weiwei: Unbroken al Gardiner Museum di Toronto (2019), Resetting Memories al MUAC di Città del Messico (2019), Restablecer Memorias al MARCO di Monterrey (2019), Everything is art. Everything is politics alla Kunstsammlung NRW di Düsseldorf (2019), Life Cycle alla Marciano Art Foundation di Los Angeles (2018), Ai Weiwei. D’ailleurs c’est toujours les autres al Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna (2017), Ai Weiwei. Libero a Palazzo Strozzi a Firenze (2016), Circle of Animals / Zodiac Heads: Gold Series alla National Gallery of Victoria di Melbourne, al Phoenix Art Museum, al Portland Art Museum, al Palm Springs Museum of Art, (2015), Dropping the UM (Ceramic Works, 5000 BC-AD 2010) al Victoria & Albert Museum di Londra (2011). Ha partecipato alla 55a Biennale d’arte di Venezia – Padiglione Germania (2013), a Disposition, evento collaterale allo Zuecca Project Space (2013) e alla 48a Biennale di Venezia (1999). Nel 2017 ha partecipato al 74° Festival Internazionale del Cinema di Venezia con l’epico Human Flow. Le gallerie di riferimento sono la Galleria Continua di San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana , Max Hetzler di Berlino e Lisson Gallery di Londra.
Riferimenti bibliografici
Danielle Allen, Ai Weiwei and the Art of Protest, in “The Nation”, 29 agosto 2012, https://www.thenation.com/article/ai-weiwei-and-art-protest/
Masha Goncharova, On Instagram, the Artist Ai Weiwei Focuses on Refugees, in “The New York Times” 18 agosto 2016, https://www.nytimes.com/2016/08/18/travel/on-instagram-the-artist-ai-weiwei-focuses-on-refugees.html
Arturo Galansino, Ai Weiwei. Libero, Giunti Editore, Firenze 2016
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