Nata a Norimberga, Germania, nel 1954
Vive e lavora tra New York e Catskill

Intima e profondamente psicologica, l’arte da Kiki Smith ci conduce per mano in un mondo di favola, animato da esseri umani, personaggi animali e creature fantastiche. I suoi lavori grafici e le sue sculture usano un linguaggio semplice e infantile, da libro di illustrazioni per bambini ma si animano di toni inquietanti che lasciano trasparire qua e là il sentimento del perturbante che si agita sotto tutte le cose, anche le più familiari.

In La letteratura fantastica Todorov distingue due categorie di temi del fantastico: i temi dell’Io e i temi del Tu. Kiki Smith, da sempre interessata a indagare sulla natura e sul rapporto tra questa e l’essere umano, guarda al primo gruppo di temi che comprende l’elemento soprannaturale delle metamorfosi, le trasformazioni dei viventi e l’esistenza di esseri e di forze soprannaturali. È infranto il limite tra l’io e la natura, tra spirito e materia, tra soggetto e oggetto, tra mondo fisico e realtà psichica. Tutto diventa possibile: ogni combinazione, ogni forma. Ibridi donna-uccello (Sirens and Harpies, 2002), strani accostamenti (o accoppiamenti?) tra bambine e animali (Tied to Her Nature, 2002), ragazze giunoniche (Mary Magdalene, 1994), lupi, corvi, leoni, farfalle e tutti gli animali protagonisti dei più famosi racconti fantastici, a partire da Cappuccetto Rosso, la fiaba più celebre (Rapture, 2001).

Al centro di tutto è onnipresente la riflessione sul concetto di vita, come essere al mondo, e sulla femminilità; questa si manifesta nei suoi momenti più rilevanti come il concepimento o la maternità (Quickening, 2009) e nei suoi elementi più rappresentativi e archetipici (Uro-Genital System (Diptych Male & Female), 1986). L’artista mostra il corpo della donna come qualcosa di fragile e vulnerabile, ma al tempo stesso lascia intravedere tutta la resilienza e la capacità creatrice che qui si nascondono. Coerente con questa poetica è la scelta della carta nepalese, sottile e traslucida come pelle, quale supporto prediletto per i suoi lavori grafici.

Kiki Smith, Tree and Shadow, 2012, ink on Napales paper, 203 × 168 cm. Photo Ela Bialkowska. Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana.

I soggetti talvolta citano espressamente quelle figure del mito e della religione che meglio hanno rappresentato e rappresentano la femminilità: dalla Vergine Maria al demone Lilith, dalla moglie di Loth a Maria Maddalena, da Dafne alla dea egizia Nut. Sempre il modo di raffigurare si mantiene nella semplicità e nella naïveté della pittura tardomedievale e dei primitivi, rimandando a quella profonda armonia che si può definire «francescana», meravigliosa sintesi tra spiritualità e amore della vita in tutte le sue forme. Il Medioevo cristiano, con i suoi bestiari fantastici e le sue vite di santi e cavalieri, è serbatoio inesauribile di storie e soggetti che sono archetipi e metafore di molti aspetti della psiche umana.

Gli arazzi in cotone realizzati su telai jacquard elettrici e arricchiti con interventi pittorici e foglia d’oro (Sky, 2012; Spinners, 2014) e le sculture in alluminio (Annunciation, 2008), anche con rivestimenti parziali in foglia d’argento o d’oro (Present, 2015), affiancano la produzione dei lavori in bronzo e su carta, ampliando ancora l’universo di creature che popolano il mondo artistico di Kiki Smith. Oltre all’arazzo, un’altra tecnica antica che l’artista reinterpreta radicalmente è quella delle vetrate dipinte che si fanno così supporto ideale per il suo immaginario visivo: Lamb with Thicket (2005) ne è un meraviglioso esempio.

Kiki Smith, Lamb with Thicket, 2005, leaded stained glass, 138 × 248 cm (four panels, each 138 × 62 cm). Photo Ela Bialkowska. Courtesy GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana.

Kiki Smith nasce a Norimberga nel 1954, cresce nel New Jersey e si stabilisce a New York nel 1976. Alla fine degli anni Settanta è membro del COLAB (Collaborative Project Inc.), collettivo di artisti che si occupano di problematiche sociali e che operano al di fuori del sistema tradizionale delle gallerie. Le morti del padre nel 1980 e quella per AIDS della sorella Beatrice nel 1988 segnano una svolta nella sua arte che si apre ai temi della spiritualità, della fisicità del corpo umano e della mortalità. Tra le mostre personali degli ultimi anni si ricordano Kiki Smith: I am a Wanderer al Modern Art Oxford di Londra (2019), Kiki Smith: What I Saw on The Road a Palazzo Pitti a Firenze (2019), Kiki Smith: Memory al Deste Foundation Project Space di Atene (2019), Touch: Prints by Kiki Smith alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco (2019), Below the Horizon: Kiki Smith at Eldridge al Museum at Eldridge Street di New York (2018), Kiki Smith: Procession alla Haus der Kunst di Monaco (2018), al Sara Hildén Art Museum di Tampere (2019) e al Belvedere Museum di Vienna (2019), Kiki Smith: Mortal al Dallas Contemporary (2017), Kiki Smith and Paper: The Body, the Muse and the Spirit alla Oklahoma State University Museum of Art di Stillwater (2017) e al Syracuse University Art Museum (2017), Kiki Smith: Breath al Palau de La Música Ofeó Català di Barcellona (2017), Kiki Smith: Transformations all’UNT ArtSpace Dallas – University of North Texas (2015), Kiki Smith: Sculpture alla Maddalena di Alba (2015), Kiki Smith al Musée d’Art Moderne di Saint Etienne (2013), Mortal alla Memorial Art Gallery of the University of Rochester (2013), Kiki Smith: Rituals allo High Museum of Art di Atlanta (2011), Kiki Smith: Color Still al Museo di Arte Contemporanea di Colle di Val d’Elsa, (2010), Kiki Smith: Sojourn all’Elizabeth A. Sackler Center for Feminist Art del Brooklyn Museum di New York (2010), Kiki Smith: Her Memory alla Fundació Joan Miró di Barcellona (2009), Kiki Smith: The Touch of the Eye / The Look of the Hand al Weatherspoon Art Museum di Greensboro (2008), Kiki Smith: Her Home al Kunstmuseen di Krefeld (2008) e alla Kunsthalle di Norimberga, (2008), Kiki Smith: Constellation al Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City (2007), Kiki Smith: A Gathering, 1980–2005 al San Francisco Museum of Modern Art (2005), allo Walker Art Center di Minneapolis (2006), al Contemporary Arts Museum di Houston (2006), allo Whitney Museum of American Art di New York (2006-07) e alla Colección Jumex di Città del Messico Mexico (2007), Kiki Smith: Homespun Tales. Storie di occupazione domestica alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia (2005), Kiki Smith: Prints, Books and Things al MoMA di New York (2003-04). Presenti alle biennali di Venezia del 2019, 2017, 2011, 2009, 1993 e a Documenta 7 a Kassel (1982), i lavori di Kiki Smith sono inclusi in importanti collezioni pubbliche in tutto il mondo. L’artista è stata eletta membro dell’American Academy of Arts and Letters e dell’American Academy of Arts and Sciences. Tra gli altri, nel 2013 ha ricevuto la “U.S. Department of State Medal of Arts”, conferita da Hillary Clinton, e nel 2016 il “Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award” dell’International Sculpture Center. Gallerie di riferimento sono la Galleria Continua di San Gimignano, Cortese di Milano e Pace Gallery di New York.

Riferimenti bibliografici
Marie Sarré, Kiki Smith, in 57. Esposizione Internazionale d’Arte. Viva Arte Viva, Ed. La Biennale di Venezia, Venezia 2017.
Diane Fremont, Inspiriting body/Embodying spirit: The Art of Kiki Smith, in “ARAS Connections”, #1 (2014), https://aras.org/newsletters/aras-connections-image-and-archetype-2014-issue-1
Susan Sollins, Family History and the History of Objects (interview), in “Art21.org”, settembre 2003, https://art21.org/read/kiki-smith-family-history-and-the-history-of-objects/


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