Nato a Vendôme, Francia, nel 1979
Vive e lavora a Berlino
Secondo la celebre quanto illuminate definizione di Marcel Duchamp «l’arte è un gioco fra uomini di tutte le epoche». Il lavoro di Saâdane Afif nasce sempre da un continuo gioco di scambi, rimandi e circolazione di idee, che l’artista attiva attorno a suggestioni e concetti provenienti dal mondo dell’arte e della cultura, della cronaca e dell’attualità, ovvero da esperienze e suggestioni personali. Il suo lavoro si inserisce all’interno di una rete di significati e produce percorsi originali tra i segni. L’esposizione è sempre solo un pretesto, ciò che rimane di questa complessa, perché polifonica, operazione relazionale e occasione di sistemazione di lunghi momenti di ricerca e raccolta di materiali. Afif esplora concetti centrali nella riflessione artistica contemporanea: l’appropriazione dei temi e dei motivi, la centralità dell’autore, il rapporto tra originale e copia, la critica alle istituzioni, la situazione politica.
A partire dalla serie Lyrics, cominciata nel 2004, si è avvalso della collaborazione di scrittori e poeti le cui parole, espressione di pensieri e sensazioni attivate dal lavoro e dalle idee dell’artista stesso, sono state riprodotte a parete su pannelli didattici, wallpaper o schermi olografici e hanno costituito la cornice e il fulcro dell’opera. Artista che ama sperimentare molteplici approcci all’arte e ai diversi media, catalizzatore di processi artistici più che artista demiurgo, Afif si inserisce perfettamente nel filone dell’arte post-concettuale e relazionale.
Michel de Certeau ne L’invenzione del quotidiano analizzava il concetto di «produzione-consumo»: il consumatore non è un elemento passivo ma è costantemente impegnato in una «produzione silenziosa» di «micro-bricolage clandestini» – uno dei modi in cui gli individui usano le «tattiche» per creare degli spazi propri negli ambienti definiti dalle «strategie». Secondo Nicolas Borriaud, gli artisti «postproduttori» sono gli operatori qualificati di questa riappropriazione culturale – e l’appropriazione non è che il primo passo della «postproduzione».
The Fountain Archive (dal 2008) nasce da una decennale ricerca e collezione di immagini e materiale iconografico del celebre orinatoio di Marchel Duchamp (Fountain, 1917): sono esposte, perfettamente incorniciate, le pagine di libri, cataloghi e riviste che raffigurano l’opera d’arte in un interessante cortocircuito tra le idee di riproducibilità, multiplo, appropriazione e ready-made, e in una riflessione definitiva su come si è evoluta la percezione di questa opera iconica. Le pubblicazioni mutili vengono quindi accuratamente conservate negli scaffali dello studio dell’artista, costituendo la controparte «in negativo» del progetto, il «calco» (la traccia) lasciato dalle infinite manifestazioni della relazione estetica generatasi. Infine le immagini scansionate confluiscono nel sito web www.thefountainarchives.net, ampliando a dismisura la possibilità di diffusione e fruizione di questo lavoro.
Nel complesso Anthologie de l’humour noir (2010), omaggio occulto ad André Breton e al dadaismo, siamo di fronte a un’installazione funerea ma ironica, inafferrabile e sarcastica, che sulle pareti nere riproduce alcune poesie commissionate ad altri artisti; al centro vi è una bara con le forme del Centre Pompidou, sede che ospitava la mostra, – rimando alle fantasiose bare di Paa Joe e degli altri artisti funerari ghanesi – e bitte che servono da piedistallo alle performance di due attori che ciclicamente recitano ad alta voce i versi delle poesie a parete. Oltre a queste velate allusioni funebri, ricorrono i riferimenti allo scorrere del tempo come orologi e teschi.

Onnivoro, l’artista si nutre e fa suoi brani di realtà e immagini del mondo dei media e della cultura. Il lavoro presentato alla 56a Biennale d’Arte di Venezia del 2015, The Laguna Tribute (A Corner Speaker in Venice), ha ridato vita a un progetto già presentato a Beirut, Bruxelles e Zurigo che consisteva in quotidiane letture di canzoni scritte o raccolte dall’artista. L’aspetto performativo è integrato dall’esposizione di una piccola collezione di poster in varie versioni che pubblicizzavano l’evento e che rimandavano alla serie Affiches (2005-14), altro complesso progetto evolutosi negli anni. Il manifesto assume non a caso un’importanza centrale nella poetica di Afif per la sua duplice natura di messaggio visivo capace di attirare l’attenzione del pubblico e, successivamente, di memoria dell’evento svoltosi: il momento finito della performance diventa materiale d’archivio di valore estetico e protrae nel tempo la relazione con lo spettatore.
La rete di collaborazioni si è rivolta quindi a musicisti e compositori che, suggestionati dalla poetica dell’artista francese, hanno prodotto canzoni, temi e suoni che hanno accompagnato le sue ultime installazioni. Nella mostra Paroles (2018) il cuore dell’esposizione è adesso un vero e proprio studio musicale, completo di strumenti, dove il visitatore è invitato a suonare e cantare: unica regola è usare i testi contenuti nel libro di poesie di Afif Paroles, traendone ispirazione anche per le partiture.

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Nato a Vendôme nel 1979, Saâdane Afif ha tenuto tra le altre le personali Saâdane Afif. This is Ornamental alla Kunsthalle Wien Karlsplatz di Vienna (2018), Paroles al Wiels Contemporary Art Center di Bruxelles (2018), Saâdane Afif: Fontaines, Publications, disques & Multiples al CLA di Rennes (2017), The Fountain Archives 2008–2017 al Centre Pompidou di Parigi (2017) e al Nouveau Musée National de Monaco (2017), The End of the World al Museum für Naturkunde di Berlino (2015), Là bas alla Kunsthaus di Glarus (2014), Blue Time, Blue Time, Blue Time… all’Institut d’Art Contemporain di Villeurbanne (2013), Anthologie de l’humour noir al MMK Museum für Moderne Kunst di Francoforte (2012), Anthologie de l’Humour Noir all’Espace 315, Centre Georges Pompidou di Parigi (2010), Lyrics al Palais de Tokyo di Parigi (2005). Il suo lavoro è stato presentato alla 56a Biennale d’Arte di Venezia (2015), a Documenta 12 (2007) e alla Tate Modern (2007). È già presente nelle collezioni della Fondation Prince Pierre di Monaco, del MUDAM in Lussemburgo, del MMK di Francoforte, del Centre Georges Pompidou di Parigi, del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Nel 2009 ha vinto il Prix Marcel Duchamp. È rappresentato dalla galleria Xavier Hufkens di Bruxelles. Sito dell’artista: saadaneafif.com.
Riferimenti bibliografici
Federica Mariani, L’orinatoio di Duchamp compie cent’anni. L’omaggio di Saâdane Afif, in “Artribune”, 5 aprile 2017, https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2017/04/anniversario-orinatoio-duchamp-compie-centanni-mostra-saadane-afif-centre-pompidou-parigi/
François Piron, Saâdane Afif. Talks about Anthologie de l’humour noir, in “Art forum”, gennaio 2011
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