Nato a Boulder, Colorado, nel 1962
Vive e lavora a New York
Se prendiamo lo stile neoclassico e purista di Ingres e ci inoculiamo tutti i germi maturati in un secolo di psicanalisi, di indagine attorno all’eros e ai suoi meccanismi, un secolo di pubblicità, di pornografia e di cinema, non otterremo mai qualcosa di molto distante dall’arte di John Currin. Libero di attraversare come un nomade la storia dell’arte e della cultura popolare, libero di scegliere il proprio stile e i propri soggetti da un campionario inesauribile di modelli, Currin è uno dei più grandi pittori della scena contemporanea. Il suo stile guarda al Rinascimento, in particolare a quello maturo, e al Neoclassicismo, laddove la perfezione tecnica e il naturalismo si aprono a soluzioni di maniera, a forzature anatomiche, a virtuosismi tecnici; da Giovanni Bellini a Raffaello, da Frans Hals a Fragonard, da Giulio Romano a Ingres; da tutti questi maestri è mutuata la perfezione formale e la limpidezza dei colori, l’eleganza della linea. Ma i riferimenti non si limitano alle sale del museo e certo non sfuggono certe assonanze, nel tratto grafico e nei soggetti, con l’illustrazione anni Cinquanta e Sessanta, con le floride figure delle pin-up: Raffaello redivivo che si fa popolare tendendo verso il naturalismo di Boccasile o Mosca. I soggetti sono quasi sempre femminili, dalle ninfe provocanti e giovanissime come teenagers del mondo dello spettacolo a donne mature come altrettante Mrs. Robinson desiderose di non farsi mancare niente nella vita. Sensualità e senso del grottesco si riequilibrano senza mai sfociare da un lato nel pornografico dall’altro nel caricaturale.
Tutto Parmigianino, con la sua eleganza e le sue sinuosità anatomiche, tutto il Seicento Olandese con le sue fresche composizioni floreali, le sue carnose nature morte e l’opulenza delle figure, sono presenti in Thanksgiving (2003), dove il gigantesco tacchino in primo piano, piatto forte sulle tavole americane nel Giorno del Ringraziamento, contende alle tre donne la palma di protagonista della tela.

Come nelle stagioni più autoreferenziali della storia dell’arte, come nei momenti dove virtuosismo e stile andavano per la maggiore, vera protagonista dell’arte di Currin sembra essere la pittura stessa. E non è un caso che i soggetti quasi esclusivi siano ritratti, nudi e nature morte. L’art pour l’art. Tuttavia occorre andare anche oltre, sarebbe un delitto fermarsi alla superficie, e cercare di fare una lettura dei soggetti raffigurati. Esibizionismo da fotografie erotiche e sensualità sospesa tra osceno e raffinato ci raccontano di un mondo edonistico, di languore e di sentimenti vacui – ma non necessariamente di corruzione e depravazione – che si offre allo sguardo e agli appetiti maschili – questi sì spesso corrotti e depravati: è un mondo florido e carnale, carnoso addirittura, ma con una certa ingenua purezza, quello delle giovani belle e sane come le protagoniste di Vassarette (1996), Amande (2003) o Big Hands (2010). Poi furbizia e sfrontatezza vengono fuori nelle trasparenze, negli sguardi e nelle pose di Maenads (2015). E infine la bellezza si stempera e lascia il posto al suo contrario, la semplicità all’insolito, l’allusivo all’incomprensibile, come in Red Shoe (2016) o nelle vecchie strane coppie dipinte in Pistachio (2016) o Newspaper Couple (2016). Il risultato è potente e sorprendente, ironico e spiazzante.

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Nato nel 1962 a Boulder, Colorado, John Currin ha conseguito il BFA alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh nel 1984 e il MFA alla Yale University nel 1986. Le recenti mostre includono My life as a Man by John Currin al Dallas Contemporary (2019), John Currin al Museo Stefano Bardini di Firenze (2016), John Currin meets Cornelis van Haarlem al Frans Hals Museum di Harleem (2011), la personale al DHC / ART Foundation for Contemporary Art di Montreal (2011), John Currin al Museum of Contemporary Art di Chicago (2003), alla Serpentine Gallery di Londra (2003) e al Whitney Museum of American Art di New York (2003), New Work 7: John Currin, Works on Paper all’Aspen Art Museum (2003), le mostre al Fonds Regional d’Art Contemporain di Limousin (1995), all’Institute of Contemporary Art di Londra (1995). Di recente ha partecipato a collettive al The National Museum of Western Art di Osaka e Tokyo (2016), al Whitney Museum of American Art di New York (2015), alla Royal Academy of Arts di Londra (2015), al New Museum di New York (2013), al Le Consortium Dijon (2012), allo Stiftung Museum Kunst di Palast, (2008), al MUMUK di Vienna (2008). È stato tra gli artisti selezionati per Aperto 93: Emergency /Emergenza alla 45a Biennale d’Arte di Venezia (1993). È rappresentato dalle gallerie Gagosian e Andrea Rosen di New York e da Sadie Coles HQ di Londra.
Riferimenti bibliografici
Kelly Grovier, Art Since 1989, Thames & Hudson, Londra 2015, p. 96
Adrian Searle, John Currin review – meta-painter dances on the knife edge of taste, in “The Guardian”, 25 novembre 2016, https://www.theguardian.com/artanddesign/2016/nov/25/john-currin-review-sadie-coles-gallery-london
Joe Lloyd, John Currin, in “Studio International”, 15 dicembre 2016,
https://www.studiointernational.com/index.php/john-currin-review-sadie-coles-gallery-london
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