Nato a Città del Messico nel 1967
Vive e lavora tra Città del Messico e Berlino
La pratica artistica di Damián Ortega consiste nell’utilizzare di oggetti legati alla vita quotidiana e all’immaginario comune delle persone e nel sovvertirne funzione e significato. Il processo è pervaso da una sottile ironia e da un acuto spirito critico che porta l’artista a parlare con intelligenza e leggerezza anche delle grandi tematiche dell’attualità. L’oggetto è il punto di partenza di ogni operazione: la scelta, la decontestualizzazione, l’alterazione, praticata in tutte le forme possibili a partire dallo smontaggio o viceversa dall’accumulo, o il riposizionamento in contesti insoliti svelano e veicolano nuovi significati nascosti nelle cose più semplici, nei fenomeni più banali. Grande conoscitore della storia dell’arte e della cultura del Novecento, dalle pitture murali messicane ai B-movies, dalle avanguardie storiche alla musica rock, Ortega indaga anche sui processi di trasformazione della materia e delle forme, sul rapporto della scultura con lo spazio.

La Beetle Trilogy vede come protagonista il Maggiolino Wolkswagen, una delle icone della contemporaneità e la prima auto ad avere una massiccia diffusione in Messico (anche l’artista ne possedeva una). In Cosmic Thing (2002) ogni singolo pezzo del Maggiolino viene smontato e sospeso nello spazio, creando uno schema esploso tridimensionale dell’automobile, dal forte potere suggestivo: uno dei principali motivi di diffusione della vettura in Messico era la facilità di montaggio e di sostituzione dei pezzi, che alimentò anche un fiorente mercato nero. La performance Moby Dick (2004) vede la lotta tra l’artista e l’automobile, con le ruote cosparse di grasso, legata e arpionata; la musica che accompagna la lotta primordiale è l’omonimo brano dei Led Zeppelin. Escarabajo (2005) è il video dell’ultimo viaggio di un Maggiolino del 1983, da Città del Messico alla California e poi di nuovo a Puebla in Messico (uno degli ultimi luoghi di produzione della vettura) dove viene sotterrato con le ruote in aria, come un insetto morto. L’estetica della deflagrazione ritorna in Controller of the Universe (2007), dove ad essere sospesi secondo una geometria perfetta sono alcuni strumenti di lavoro (vanghe, seghe, martelli…), mentre l’interesse per la geometria e la regolarità delle forme, con un occhio alle avanguardie storiche, è già presente in Módulo de costrucción con tortillas, (1998) e caratterizza Matéria/Energía (Sólido, líquido y gaseoso) (2003).

Hollow/Stuffed: marked law (2012) denuncia il traffico di droga, ricreando con dei sacchi di plastica biodegradabile riempiti di sale un sommergibile impiegato dai narcos. Objets trouvés di gusto surrealista e divertente sono le opere Prometeo (1992), una candela consumata contenuta nel bulbo di una lampadina, Pico cansado (1997), un piccone con il manico in legno afflosciato, Pato Bosch (1997) una levigatrice azionata e in movimento con sopra una testa di papera, Elote clasificado (2005) una pannocchia con i chicchi di granturco tutti numerati. La serie Estratigrafia (2012) presenta delle sfere – ottenute incollando strati e strati di locandine promozionali – che sono poi sezionate a mostrarne l’interno, come fosse lo spaccato di un pianeta.

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Nato a Città del Messico nel 1967, Damian Ortega intraprende un percorso di formazione artistica in buona parte da autodidatta. Tra il 1987 e il 1992 partecipa ai Friday Workshop organizzati da Gabriel Orozco. Influenzato dalle idee e dalle opere dei muralisti collabora come vignettista con riviste satiriche come “La Jornada”. Numerose istituzioni gli hanno dedicato mostre personali, tra le quali si ricordanoThe Modern Garden al Garage Museum of Contemporary Art di Mosca (2018), El cohete y el abismo al Palacio de Cristal – Museo Reina Sofia di Madrid (2016), O Fim da Matéria al Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro (2015), Casino all’HangarBicocca di Milano (2015) e al Malmö Art Museum (2016), Apestraction al Freud Museum di Londra (2013), Damián Ortega: The Blast and Other Embers al Cleveland Museum of Art (2013), The Independent al The Curve – Barbican di Londra (2010), Damián Ortega: Do It Yourself all’Institute of Contemporary Art di Boston (2009), Damián Ortega al Centre Pompidou di Parigi (2008), Damián Ortega: The Beetle Trilogy And Other Works al Museum of Contemporary Art di Los Angeles (2007), Damián Ortega alla Kunsthalle di Basilea (2004), Cosmic Thing all’Institute of Contemporary Art di Philadelphia (2002). Tra le collettive si segnalano le partecipazioni alla XIVeme Biennale de Lyon (2017), all’11a Bienal de La Habana (2012), alla 28a Bienal De São Paulo (2006) e alle 50a e 55a Biennale d’Arte di Venezia (2003 e 2013). Gallerie di riferimento sono Kurimanzutto di Città del Messico, White Cube di Londra e Gladstone Gallery di New York.
Riferimenti bibliografici
Lucia Aspesi, Damian Ortega. Casino. Guida alla mostra, Fondazione HangarBicocca, Milano 2015
Jasmine Lark, Damian Ortega, in “Widewalls”, 29 luglio 2013, https://www.widewalls.ch/artist/damian-ortega/
Rodrigo Moura, Damián Ortega. My architect, in “Flash Art” 246 (gennaio-febbraio 2006)
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