Nata a Napoli nel 1965
Vive e lavora a Napoli
Il lavoro di Giulia Piscitelli muove da l’esperienza personale e si fa riflessione intima sui piccoli grandi aspetti del vivere quotidiano e di quello che lo influenza, sulle gioie e i dolori, i cambiamenti che sempre ci accompagnano, sulle paure e le speranze. L’ambiente domestico e i luoghi dove l’artista è cresciuta e vive sono il punto di partenza di molti lavori. Italsider/Collant (1994) è una serie di fotografie che ritraggono l’artista sul terrazzo di casa con in mano la rivista d’arte “Collant”; sullo sfondo la sagoma enorme e scura dell’acciaieria Italsider, presenza ingombrante e terrificante nel tessuto urbano di Pozzuoli, stabilimento che, come tutti i grandi complessi industriali, ha segnato profondamente il contesto e le persone. La sua stanza, e in particolare il letto, come prolungamento dell’io, bozzolo dentro il quale crescere, cambiare e fare esperienze di vita è il soggetto di Materasso Argento (2003): il vecchio giaciglio dell’artista recuperato da una cantina e ricoperto di foglia d’argento è trasformato così in un prezioso monumento di luce, monumento alla memoria di giorni felici, momenti malinconici, amori consumati.
Anche la pratica del recupero, che accomuna molti artisti contemporanei, è qui qualcosa di assolutamente centrale e tocca una dimensione intima e famigliare. Non è solo un riferimento generale a un vissuto esistenziale personale o collettivo, né tantomeno esercizio di stile, ma pratica che rimanda a un modo di vivere proprio dell’artista, della famiglia – il padre era un tassista con la passione per il recupero e restauro di vecchi meccanismi e oggetti rotti – e della cultura popolare napoletana, fatta anche di rigattieri, ricettatori e discariche abusive. L’oggetto usato, logoro, consunto, oltre ad essere testimonianza di chissà quali storie, ha in sé o può assumere nelle mani dell’artista una bellezza nuova attraverso l’intervento di restauro o, in generale, il riuso creativo. Non rende forse il kintsugi (letteralmente “riparare con l’oro”) una ceramica rotta un prezioso e meraviglioso oggetto d’arte? Non sono forse le spaccature o le cicatrici una forma di perfezione e di bellezza superiori? Pac (2003) è una bandiera della pace che si è sfrangiata tanto da aver perso la lettera “e”, alludendo così ai PAC, i Proletari Armati per il Comunismo, e sottolineando come sia semplice passare da un messaggio di pace a uno di odio o di lotta. Ramaggio (2000) è un lenzuolo rammendato e rattoppato infinite volte, tanto da non sembrare più nemmeno un lenzuolo.
Il processo di guarigione affascina l’artista. Guarigione degli oggetti e guarigione delle persone. In Furore (1996), attraverso una serie di fotografie su cui è intervenuta con il collage, Piscitelli ha documentato il processo di cura del suo naso, fratturato durante una vacanza sulla Costiera Amalfitana.
Guarigione del corpo e guarigione dello spirito. I lavori recenti dell’artista vanno in questa direzione e riscoprono i sottili e fortissimi fili che legano il presente alla storia dell’arte. La mostra Anime a Casa Masaccio nel 2019 ci parla della maternità, ispirandosi alle figure della Madonna dell’Umiltà di Gentile da Fabriano, della Madre di Dio Pelagonitissa, o della Madonna Nera del Santuario di Montevergini, figure evocate dalla sola presenza delle aureole a foglia d’oro trasferite su mappe geografiche (rigorosamente originali e restaurate con cura) risalenti al periodo tra il 1920 e il 1942. Passato e presente, tempo del sacro e spazio geografico, fede e scienza convivono in questi lavori. La Madonna col Bambino in Sant’Anna Metterza (2016), realizzata secondo lo stesso procedimento delle mappe, questa volta vede applicare l’aureola su tessuto trattato con candeggina delle stesse identiche misure dell’omonima opera del Masaccio del 1424. E i tessuti decolorati con la candeggina sono l’altra forma espressiva che ha accompagnato Giulia Piscitelli almeno per vent’anni, dalla serie degli “Arazzi” (es. Erosdraio, 2008, o Lucertola su strada, 2008), agli undici stendardi di Spica, esposti alle Corderie dell’Arsenale nella Biennale del 2011. Qui l’immagine simbolica emerge attraverso quello che può essere considerato un processo di deperimento accelerato, per sottrazione di colore, e attraverso quello che sembra a tutti gli effetti il risultato di un’impressione fisica dell’oggetto. Processo spontaneo, in parte imprevedibile in parte controllato.
Le declinazioni di questa ricerca dello spirituale sono poi tante. Ex voto suscepto (2019) prende il titolo dalla locuzione latina che accompagna gli oggetti offerti nei santuari: qui l’opera consiste in una siringa d’oro adagiata su un cuscino e ancora una volta è uno strumento di cura ad essere protagonista, ancora una volta è impiegato un materiale prezioso e luminoso.

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Giulia Piscitelli è nata a Napoli nel 1965. Tra le mostre principali degli ultimi anni di ricordano la personale al Kunstmuseum di Lucerna (2019), Anime a Casa Masaccio – Centro per l’Arte Contemporanea di San Giovanni Valdarno (2019), Intermedium al MADRE di Napoli (2013), Contested Zones alla CUBITT Gallery di Londra (2011), Rischi minori alla Fondazione Giuliani di Roma (2011), Beige alla Fondazione Morra Greco di Napoli (2010), Ballhaus al RISO Museo d’Arte Contemporanea di Palermo (2008). Ha partecipato alla 16a Quadriennale d’arte di Roma (2016), 54a Biennale d’Arte di Venezia (2011) e alla 5th Berlin Biennial for Contemporary Art (2008). Gallerie di riferimento sono Galleria Fonti di Napoli e Kayne Griffin Corcoran di Santa Monica CA.
Riferimenti bibliografici
Pádraig Timoney, Between Me and You. Recuperation and Representation in the work of Giulia Piscitelli, in “Frieze”, aprile 2010
Stefano Chiodi, Giulia Piscitelli. Inseguire le ombre, in “Flash Art”, febbraio 2010
Emanuele Leone Emblema, Rappresentare il divino. Giulia Piscitelli a Napoli, in “Artribune” 30 dicembre 2016, https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2016/12/recensione-mostra-giulia-piscitelli-live-the-dream-galleria-forti-napoli/
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